Dott.ssa Sabrina Santaniello

Dott. Santaniello i mass media e i social network stanno diventando una fonte importante nella costruzione dell’opinione pubblica. Quali sono i rischi di questa tendenza?

In un mondo in cui ormai i mass media permeano ogni ambito della nostra vita, è difficile mantenere un distacco critico e razionale su quello che accade intorno a noi. L’era dell’informazione e del digitale ha rivoluzionato il modo di trasmettere le notizie e di fare cronaca, addentrandosi negli aspetti più intimi delle vicende. I processi mediatici si sono evoluti di pari passo con lo sviluppo delle tecnologie e dei mezzi di diffusione di massa e avvengono in ogni parte del mondo, soprattutto nelle democrazie occidentali, dove il dibattito pubblico è favorito dalla libertà di stampa e dalle garanzie costituzionali. Se quindi è vero che uno dei principi fondamentali sancito dalla nostra Costituzione è la libertà di stampa e di espressione, e che i doveri e i diritti dei giornalisti comprendono la libertà di informazione, di espressione, e di critica, è vero anche che questi entrano spesso e volentieri in contrasto con la ricerca della verità, dando una immagine , a volte distorta, dei fatti accaduti.

Negli ultimi anni in Italia si è osservato un progressivo aumento di rappresentazioni di casi di cronaca nei telegiornali e nei programmi televisivi attraverso un modo di comunicare che influenza fortemente l’opinione pubblica, senza un preventivo approfondimento dei fatti realmente accaduti. Come spettatori veniamo letteralmente bombardati da immagini che spesso e volentieri travisano i contenuti di queste notizie e alimentano la curiosità morbosa dell’ascoltatore verso i casi e i protagonisti coinvolti. Del resto e’ risaputo, “only bad news are good news”, che tradotto significa: “le notizie migliori sono quelle cattive”, poiché sono le uniche che attirano maggiormente l’attenzione del lettore.

Questo cinismo giornalistico è riassunto nell’espressione “processo mediatico”, che indica proprio la rappresentazione di processi sommari da parte dei mezzi di comunicazione di massa, in modo particolare dalla televisione ai quali oggi si associa anche il web e il mondo dei social network. Basti pensare ai recenti fatti di cronaca che ci hanno riguardato da vicino, con le diverse posizioni dei cosiddetti “opinionisti” sui vaccini, o il recente caso di presunta ”malpractice” che ha visto protagonista un noto personaggio dello spettacolo. In questo secondo caso e’ opportuno evidenziare come una vicenda personale, ancora prima di essere approfondita e discussa nelle sedi opportune, si sia trasformata in un caso mediatico che ha avuto come conseguenza quella di screditare ingiustamente l’intera categoria odontoiatrica. Sono, infatti, proprio queste le occasioni in cui i mass media creano e alimentano percorsi di esaltazione ed esasperazione delle notizie con conseguenti distorsioni informative. Accade di frequente infatti che, tali notizie, vengano addirittura manipolate in seguito, da parte di chiunque le commenti pubblicamente, alimentando così la speculazione su qualunque dettaglio che possa fare audience.

La spettacolarizzazione del fatto o, peggio, dell’opinione diventa ancora più grave quando, come in questo ultimo caso, si utilizza un mezzo di comunicazione pubblico a uso privato. La vicenda viene quindi affrontata in un carosello di programmi televisivi in cui manca il contraddittorio con la controparte interessata e in cui, sempre più spesso, si interpellano poco gli specialisti e troppo gli opinionisti televisivi che trascurano la visione di insieme e sovente ignorano la realtà dei fatti in quanto va al di là delle loro conoscenze tecniche. Assistiamo ormai passivi a dibattiti televisivi, anche di lunga durata, che vedono schierarsi tra “innocentisti” e “colpevolisti”, con toni che possono farsi spesso molto accesi e colpevolizzanti, anche quando si hanno solo pochi elementi per sostenere la propria tesi. In molti casi il soggetto coinvolto viene sottoposto a una vera e propria “gogna mediatica” o “linciaggio mediatico” da parte dell’opinione pubblica attraverso i mezzi di informazione.

Perché è importante sottolineare la differenza tra processo mediatico e processo giudiziario?

Il processo che si svolge sui mezzi di informazione, spesso finisce per essere così convincente e suggestivo da influenzare la collettività anche quando la soluzione del caso ha permesso di accertare i veri responsabili e di scagionare chi è stato oggetto di accuse mediatiche. Il ruolo principale di questo processo è ricoperto spesso dal mezzo televisivo: sia per il maggiore favore accordatogli dagli italiani rispetto ad altri mezzi di informazione, sia per la particolarità del mezzo stesso che bene si adatta a una informazione semplificata e istantanea, molto lontana da quelle delle vere aule di Tribunale.

Mentre il processo giudiziario, infatti, tende a fare luce sulle vicende e a cercare la verità, il processo mediatico tende perlopiù a trovare dei colpevoli in un breve lasso di tempo per fare audience. La verità offerta dai media e la verità processuale hanno una qualità assai diversa e da non confondere. Entrambi sono necessari alla democrazia, ma non sono utili quando l’informazione fraintende la sua funzione sociale. Una società democratica non dovrebbe permettere che il processo mediatico vada a sostituirsi a quello giudiziario nei mezzi di informazione di massa finendo inevitabilmente per influenzare l’opinione pubblica, soprattutto quando la verità che emerge dall’accertamento dei fatti, scagiona chi è stato oggetto di accuse mediatiche.

Quali sono le conseguenze dei processi mediatici, soprattutto quando questi affrontano temi come la salute?

Sarebbe opportuno per “par condicio” mettere in evidenza che, se i mass media sono titolari del diritto di informazione e l’opinione pubblica (intesa come i singoli individui) è titolare della libertà di espressione, al pari deve essere riconosciuto che i processi mediatici hanno effetti a lungo termine e i giudizi che si creano durante la spettacolarizzazione della vicenda, si cristallizzano nell’ immaginario collettivo. Non si può non tener conto che le sentenze processuali, i risultati delle indagini e i chiarimenti dei periti purtroppo arrivano troppo tardi rispetto ai tempi brevi della televisione. Questo soprattutto in Italia, dove i processi giudiziari hanno una durata eccessivamente lunga. Un’informazione corretta e completa dovrebbe essere quindi l’obiettivo di ogni mezzo di comunicazione, soprattutto su temi delicati e che interessano la collettività come la salute. La diffusione rapida di messaggi probabilmente distorti, senza contraddittorio o verifiche nelle sedi opportune, non solo può ledere l’immagine di una categoria professionale ma, fatto ancor più grave, può minare la fiducia del cittadino verso chi è preposto a tutelarne la salute.

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