Dott. Giuliano Ferrara

Dott. Ferrara quali sono le problematiche più cogenti in Sanità rispetto alla professione medica e odontoiatrica oggi? Partiamo dall’argomento che ha voluto evidenziare durante l’intervista: ”il caporalato in Sanità”.
Ci può spiegare in cosa consiste?

Il caporalato si definisce quando qualcuno assolda operai per raccogliere pomodori con una paga esageratamente bassa e condizioni di lavoro inaccettabili, sfruttando il loro bisogno, per fornire pomodori alla grande distribuzione a un costo irrisorio e ottenendo per questo un guadagno ingiusto, mentre la grande distribuzione finge di ignorare come ottiene questo risparmio. Ora in Sanità qualcuno arruola medici per curare a prezzi più bassi dell’equo compenso, sfruttando il bisogno dei sanitari e fornisce alle aziende un servizio di Welfare sottocosto e ottiene per questo un profitto ingiusto ed esagerato, mentre le aziende fingono di ignorare la qualità del servizio fornito ai loro dipendenti interessandosi solo del risparmio fiscale.


Voi vedete differenze, io no! Mentre però il caporalato in agricoltura è esecrato da tutti, in Sanità lo si vede come una soluzione ai costi elevati.

Questo offre alcuni spunti di riflessione:

1) Perché è tanto difficile fare i contratti per i medici dipendenti delle Strutture Sanitarie private?

2) Perché spesso tali contratti sono sottoposti a impegno di segretezza?

3) Perché le aziende che appaltano il Welfare non svolgono indagini sul gradimento del servizio che forniscono ai propri dipendenti?

4) Perché si avvalora una tendenza inammissibile che si sta affermando in Sanità, cioè che basta avere la prestazione il più presto possibile non importa da chi e non importa come?


5) Perché invece non viene riconosciuta la libera scelta del medico, quando ormai è assodato che i medici non sono tutti uguali e che un rapporto di fiducia tra medico e paziente è già di per sé un valore terapeutico e non solo ne trae beneficio il paziente, ma ne usufruisce anche il medico perché la stima e la fiducia del paziente rassicurano il sanitario, lo stimolano a dare il meglio e lo aiutano a restare fuori dalla spirale perversa della medicina difensiva?


6) Perché non si esercita un controllo sulla pubblicità dei fondi sanitari integrativi, che spesso induce i pazienti all’abuso di esami non appropriati con il solo scopo di fungere da ansiolitico con prestazioni spesso in contrasto con le indicazioni dei sanitari del servizio sanitario nazionale che drenano risorse dello Stato che potrebbero essere utilizzate in modo più proficuo?


7) Perché non si introducono controlli sull’effettiva funzione integrativa e non sostitutiva di tali fondi, com’era previsto nella loro origine?


Questo potrebbe essere un momento favorevole per una legislazione che regoli questo settore. Sempre più regioni hanno fatto e stanno facendo proprio il principio dell’equo compenso. Questi fondi stanno raggiungendo dimensioni tali (già ora, solo in quattro si dividono il mercato) da poter esercitare un’azione di lobby sempre più difficilmente contenibile (si veda quello che è successo con Microsoft, Facebook, Amazon eccetera).


Ci sarà forse un Presidente del Consiglio, allievo di Prof.re Caffè economista Keynesiano, quindi consapevole che il mercato non sia capace di autoregolarsi ma vada regolato, perché – se lasciato a se stesso – vincono i più forti non i giusti, speriamo in Lui. Senza una normativa si rischia che miliardi di un eventuale Mes invece che risanare il Servizio Sanitario Nazionale e predisporlo ai compiti che lo attendono, vadano a confluire nelle casse della sanità privata accreditata /convenzionata con l’accentuarsi della dicotomia ricchi/ poveri da cui l’Italia era riuscita a rimanere fuori.


Sapremo sfruttare questo momento? Ormai tutte le persone in buona fede hanno capito i rischi dell’attuale Sistema.

Condividi: